Ogni volta che compriamo qualcosa stiamo facendo una scelta importante per il nostro futuro, per l’ambiente e per i lavoratori che confezionano i nostri abiti.
Il fast-fashion: qual’è il vero costo di quello che indossiamo?
La maggior parte delle catene che vendono abiti possono essere considerate fast-fashion, poiché producono collezioni alla moda a prezzo contenuto e ne propongono sempre di nuove, creando un circolo vizioso per il consumatore che cercherà sempre capi nuovi e di tendenza.
Il prezzo basso degli abiti, anche se può sembrare un fattore positivo, fa capire che durante la catena di produzione ci siano stati dei tagli dei costi per far avere un guadagno all’azienda.
Questi tagli si ripercuotono soprattutto sulle vite dei lavoratori, e lavoratrici, dei paesi poveri come Cina, India, Bangladesh, Vietnam, Messico e Cambogia che si vedono arrivare un salario minimo al limite del ridicolo, e le quali fabbriche spesso non sono sicure, infatti incidenti e incendi non sono affatto un evento raro per chi lavora alla base dell’industria tessile per i grandi marchi del fast-fashion.
In Bangladesh, nel 2013, un edificio di otto piani è crollato per colpa di un cedimento strutturale, uccidendo circa 1130 lavoratori.

Questo drammatico Evento che ha coinvolto il Rana Plaza, questo era il nome dell’edificio distrutto, ha creato molto scalpore puntando i riflettori sulle aziende che mettono in pericolo la vita dei loro stessi operai, tra cui troviamo brand quali Zara, Primark, Benetton, Mango, H&M, Bershka e molte altre.
Oltre al problema delle miserabili condizioni di lavoro degli operai del settore, un altro problema che viene accentuato dal fast-fashion è quello dei rifiuti, dello sfruttamento delle risorse idriche e dell’inquinamento, che avviene sia durante la catena di produzione, che dopo.
Per produrre una t-shirt servono 2730 litri di acqua, 7000 litri invece per un paio di Jeans, per non parlare dei pesticidi usati nei campi di cotone, dei prodotti usati per trattare e sbiancare i materiali, e delle microplastiche rilasciate nell’ambiente ad ogni lavaggio di materiali plastici.

Per riciclare i vestiti che H&M produce in 24 ore sarebbero necessari 12 anni di lavoro.
12 anni non sono pochi, affatto.
Ora prova a immaginare tutti i vestiti che si trovano nelle discariche e che rimarranno lì per sempre a produrre CO2, per avere un idea della moltitudine di vestiti di cui stiamo parlando pensa al fatto che solo negli USA 10,5 milioni di Tonnellate di abiti vengono buttati ogni anno. Solo in America, ogni anno.
Se vi interessa approfondire l’argomento potete dare un occhiata al documentario The true cost, visibile su Netflix, oppure vi lascio quì sotto il link di alcuni video a tema:
Quali marchi sono Fast-fashion? (Sub ita)
Cos’è il fast-fashion e come uscirne (Sub ita)
Fast-fashion spiegato in 5 minuti ( Eng)
Vi lascio anche un video sul greenwashing, una strategia di marketing usata dalle aziende per sembrare più green quando invece non lo sono.
Cos’è il Greenwashing? (Ita)

Lo slow-fashion: il ritorno alla moda sostenibile
Come controtendenza al fast-fashion si è andato a creare lo slow-fashion, che racchiude il significato stesso di moda sostenibile ed etica: ricerca della qualità, della sostenibilità ambientale ed etica, lavoratori che vengono pagati equamente e animali non sfruttati sono alcune delle sicurezze che abbiamo quando acquistiamo un capo slow-fashion.
Come ci si può aspettare dai brand che decidono di approcciarsi a questo concept, il prezzo dei loro prodotti è decisamente più alto rispetto a quelli di un qualsiasi brand che possiamo trovare in un grande magazzino, perché ogni parte del capo creato è stato pensato per durare negli anni, farci stare bene e proteggere l’ambiente.
Per chi non ha la possibilità di farsi un intero guardaroba affidandosi ai brand più sostenibili, esistono comunque delle alternative valide.
Ecco i miei consigli per un armadio sostenibile, funzionale e affordabile
- Inizia valorizzando quello che già hai, aggiustando i capi che si rovinano pian piano e, se sai cucire, modificando quello che non ti piace più, dando così nuova vita ai tuoi vestiti.
- Compra solo quello che ti piace davvero e che ti fa stare bene al 100%.
- Adotta uno stile più minimalista: chiediti “ mi serve davvero?” “Ho qualcosa di simile a casa?” e serviti di pochi capi che si possono adattare con tutto, investendo sulla qualità invece che sulla quantità.
Guardaroba minimalista (Ita)
Come un guardaroba minimalista ha umentato la mia autostima ( Eng)
- Ricerca quello che ti serve prima di comprarlo, informati sulle varie opzioni disponibili, cerca i materiali migliori, e prediligi piccoli brandi locali o prodotti equo solidali.
Come riconoscere i vestiti di bassa qualità (Sub ita)

Prova a creare il tuo capsule wardrobe, ovvero un guardaroba ridotto all’essenziale ma con gli abiti che metti più spesso, in modo da creare più outfits possibili con un numero limitato di capi.
Con un po’ di pratica anche solo con 30-40 pezzi sarai in grado di avere molta scelta e poter indossare combinazioni diverse per ogni occasione. Il processo per arrivare a così pochi abiti è semplice, ma bisogna avere un’idea della funzionalità di ogni capo perché non essendo molti ti ritroverai a dover usare tutto in breve tempo. Questo esercizio aiuta anche a capire meglio il nostro stile e quello che ci serve.
Come creare il tuo capsule wardrobe ( Eng)
Guardaroba invernale semplice e sostenibile ( Muto)
6- Affidati a negozi di abiti di seconda mano e vintage, così troverai pezzi unici ad un prezzo ridotto e non creerai sprechi. Ci sono anche molte applicazioni online di compravendita di abiti usati che funzionano molto bene, come Shpock, Vinted e Armadio Verde. Secondo la mia esperienza, il marketplace di facebook e i gruppi di vendite e scambi locali sono un’ottima fonte di buone occasioni.
Se invece hai tanti amici interessati all’ argomento potresti organizzare uno swap-party, un evento dove tutti portano abiti che non mettono più e se li scambiano a vicenda, in un ambiente informale, magari chiacchierando del più e del meno e facendo merenda.
- Per eventi importanti come matrimoni o cerimonie, si può chiedere in prestito il vestito da un familiare o amico oppure affittarlo per un giorno, così possiamo permetterci un abito di qualità pagando un piccolo prezzo.
Molti di questi consigli sono stati pensati nell’ottica dello zero waste, uno stile di vita che cerca di diminuire il più possibile il nostro impatto ambientale, e a cui io mi approccio da ormai qualche anno.
Creare un guardaroba accattivante ma che rispetti i nostri valori sociali e ambientali non è un impresa semplice, e di sicuro non è un processo veloce. Ad oggi posso dire di aver messo in pratica tutti i consigli che ho scritto qui sopra, e che sono felicemente riuscita ad essere soddisfatta al 100% del mio modo di vestire, perchè oltre ad aver scelto capi che mi piacevano esteticamente, mi da gioia sapere che ogni pezzo che possiedo ha una storia passata e un valore aggiunto.

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Se ti interessa, su instagram posto i miei outfit sostenibili e parlo dei brand più mi ispirano. Inoltre, qui su NaturalmenteZoe ho pubblicato altri articoli sul fast fashion e sulla moda etica che trovarai nella categoria “sostenibilità” o seguendo i tag.
4 pensieri riguardo “Cos’è il Fast fashion e come evitarlo”