Mai come in questi ultimi mesi mi sono interrogata sulla mia scelta di non mangiare più carne.
Per chi non lo sapesse, ho deciso di diventare vegetariana per un motivo prevalentemente ambientale, non etico, non salutistico o chissà cosa. Non dico che non siano buoni motivi, ma non sono il mio, so di aver amato gli animali anche quando li mangiavo, anche quando da piccola scorrazzavo nella piccola fattoria dei miei genitori( se così si poteva chiamare) inseguendo i pulcini e probabilmente molestandoli come solo una bambina di quattro anni può saper fare. Però ero felice, e non mi importava di altro.
Perché una volta c’era un legame tra il nostro cibo e noi, perché prima che nascesse la denominazione “ A Km 0” probabilmente non era necessaria, perché si mangiava locale e di stagione senza vantarsene o spendere di più. Ma oggi scegliere di mangiar carne vuol dire mettere in campo diversi fattori e scegliere tra migliaia di opzioni. E come sapere qua l’è l’azienda più affidabile? E quanto costa mangiare solo carne di qualità! Bisogna scendere a compromessi: mangiare solo una bistecca buona ogni tanto? Mangiare solo carne a basso costo? Metà e metà?
Visto che le posizioni intermediarie, come “ mangio solo carne una volta al mese” non sono molto prese sul serio, ho deciso di fare prima ad eliminarla del tutto, ed oggi sono contenta, non è cambiato niente, se non il fatto che so di non investire più i miei soldi in un sistema complesso, corrotto e inquinante.
Per aiutarmi a comprendere meglio la mia scelta(anche grazie all’arrivo del kindle ) volevo leggere un libro sull’argomento.
Con l’uscita dell’ ultimo saggio di Jonathan Safran Foer “Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi” ho deciso, viste le recensioni molto positive, di avventurarmi alla scoperta di questo scrittore americano, ma prima di comprare il suo ultimo libro, ho notato un altro saggio scritto sempre da lui nel 2009 ,“Se niente importa: perché mangiamo gli animali?”.

Ora, i motivi che mi hanno spinto a comprare questo libro sono tre:
1) Parla di allevamenti intensivi e di come viene prodotto il 99% della carne.
2) E’ un argomento che chiunque abbia a cuore il clima dovrebbe approfondire, perché l’industria zootecnica è una delle cause principali del cambiamento climatico.
3) Il costo. Essendo un saggio meno recente l’ho comprato per soli 3,99 € (versione e-book kindle)
Alla fine si è rivelata una (purtroppo) piacevole scoperta.
Perché purtroppo. Perché la realtà dei fatti è una e non è bella, probabilmente già prima di leggerlo chiunque ha in mente i meccanismi che avvengono nei dietro le quinte degli allevamenti intensivi, ma leggere dati, avere a portata di mano tutte le fonti, testimonianze, scontrarsi davvero con la cruda verità fa semplicemente male al cuore.
Come dice lo stesso Foer, quando si parla di produzione di carne, anche prima di iniziare la conversazione ci di immagina già un film horror.
Mentre leggevo “Se niente importa” ero felice di aver smesso di mangiare carne, anche se come dice anche l’ autore, questo libro non è una guida al perché diventare vegetariani. Certo, Foer ammette di essere lui stesso vegetariano ma con questo libro non vuole fare altro che descrivere i retroscena di un settore americano da centoquaranta miliardi di dollari( e questo 10 anni fa!), marcandone anche alternative più etiche e sane, non necessariamente vegetali. Perché l’alternativa c’è, il problema è che rappresenta solo l’uno percento della scelta.
È difficile spiegare brevemente di cosa parli questo libro perché all’interno racchiude tanti argomenti e spunti interessanti.
Inizialmente colpisce il fatto che oltre a parlare dei classici animali da reddito, dedichi un capitolo anche ai cani, che seppur nella nostra cultura sono considerati animali domestici, in molte altre venivano, o vengono tuttora consumati tranquillamente. Come molti animali che fanno parte di una cultura, mangiare cani è un atto logico quanto mangiare maiali o polli, ma chissà perché nella mia testa c’era una specie di repulsione anche solo per l’idea del vedere un cane come cibo e non come un amico fidato.
Continuando a leggere però ti rendi conto di come questo paragone fosse essenziale per mettere i cani sullo stesso piano degli animali da allevamento, per ricordarci che tutti gli animali giocano, amano muoversi e correre, mangiare e vivere liberi, come i cani appunto. Però non tutti hanno la possibilità di vivere con dignità e in libertà.
Alcuni animali, come i maiali, hanno doti eccezionali come la creatività, l’empatia,una buona memoria a lungo termine e un intuito molto sviluppato che non potranno mai esprimere all’interno di una gabbia.

Eppure le realtà in cui questi animali vivono sono l’ultimo posto in cui vorremmo vedere i nostri amici a quattro zampe. Gli allevamenti intensivi sono nati per incontrare il bisogno di carne a livello mondiale mantenendo i costi più bassi possibili, risparmiando su quella che è l’umanità dei trattamenti, la qualità del nostro cibo, e la salute dei nostri nipoti.
L’industria zootecnica, rappresentata dal 99% dagli allevamenti intensivi, è diventata negli ultimi decenni talmente importante e influente a livello politico ed economico da potersi fare e applicare da sola qualsiasi legge, senza preoccuparsi di provvedimenti da parte di associazioni di qual-che-si-voglia natura, perché, semplicemente dispone di tutti i mezzi che le servono per continuare indisturbata il suo lavoro( soprattutto dei soldi).
“ Gli animali hanno pagato caro il nostro desiderio di avere tutto in qualunque momento ad un prezzo irrisorio”
Vi consiglio vivamente di prendere in mano questo saggio per farvi un idea della violenza, a volte gratuita,che i poveri animai da reddito sono costretti a subire dal momento della nascita a quello della morte.
Per i più fortunati che non ne hanno idea, metterò qualche esempio quì di seguito:
– Una gabbia per galline ovaiole concede ad ogni animale uno spazio grande più o meno come un foglio A4 per tutta la vita, fino al momento in cui la gabbia verrà aperta in vista della macellazione, la quale non avviene sempre senza sofferenza.-
– I pulcini maschi delle galline ovaiole, essendo diversi dai pulcini da carne, sono totalmente inutili agli allevamenti. Cosa gli accade? Vengono uccisi nei più svariati modi, uno dei quali lanciandoli in grossi contenitori di plastica, calpestati e spinti sul fondo, aspettando che soffochino. –
– In un impianto che rifornisce il KFC, addetti ai lavori sono stati filmati mentre strappano la testa a polli vivi. –
Mi fermo quì, tralasciando un sacco di informazioni e eventi anche più gravi che si possono leggere a decine nel libro, e che rappresentano la normalità per polli, tacchini, maiali e vacche che finiscono nei nostri piatti. Ah, e i pesci non sono un eccezione, anche loro non se la passano bene, la differenza è che si può comprare un maiale cresciuto e ucciso in modo etico, ma,purtroppo, non un pesce.

Alla gente importa degli animali. Io ci credo. È solo che non vogliono sapere o pagare.
Ecco, come riportato nella citazione qui sopra, l’unico modo per mettere fine a questa realtà è conoscere cosa sta dietro al cibo che mangiamo, e nel caso, cambiare le nostre abitudini e iniziare a pagare per alimenti di qualità e che rispettino i nostri valori.
Oltre all’ eticità della produzione della carne a livello intensivo vanno anche considerati altri fattori: la salute dell’uomo ( e quella degli animali) e lo sfruttamento delle risorse.
Ora come non mai si parla di cambiamento climatico, chi si interessa all’ argomento sa come l’ industria zootecnica sia una delle sue principali cause. Questo perché per allevare gli animali servono cibo, acqua e un terreno per coltivare la soia o altri alimenti a loro destinati( l’80% della deforestazione della foresta amazzonica è riconducibile all’allevamento) in cui spesso vengono utilizzati prodotti chimici per aumentarne la produzione.

Un altro grande problema sorto negli anni causato dal consumo animale sempre più di bassa qualità e sempre più frequente è legato alla salute. Gli animali cresciuti in allevamenti intensivi sono pieni di ormoni e medicine che li fanno crescere velocemente e aumentare in efficenza e limitano le malattie che in quelle condizioni di vita sono all’ordine del giorno, quindi quando noi stessi ci nutriamo di questi animali assumiamo con essi tutte le sostanze che erano in circolo nel loro corpo, oltre ai batteri di cui erano ricoperti.
Inoltre al consumo animale sono legati anche Osteoporosi, problemi renali e alcuni tipi di cancro, che aumentano di probabilità in relazione alla frequenza con la quale ce ne cibiamo.
Credo di dovermi fermare qui perché non vorrei annoiarvi e, soprattutto, se vi interessa l’argomento, è meglio che facciate le vostre ricerche al riguardo, magari leggendo proprio “ Se niente importa”, una piacevole scoperta che mi ha guidato alla scoperta di un mondo che non conoscevo, o che, piuttosto, non conoscevo bene.
Spero che questa introduzione al saggio del 2009 di Jonathan Safran Foer vi sia piaciuta, io vi saluto, e vi aspetto per il mio prossimo articolo.
Grazie per essere arrivati fino a qui.
Che si parli di pesci, maiali o di altri animai, questa sofferenza è la cosa più importante al mondo? Ovviamente no. Ma non è questo il punto. È più importante del sushi, del bacon o delle crocchette di pollo? Questo è il punto.